Attraverso il suo Center for Future Mobility, la società di consulenza McKinsey fornisce regolarmente informazioni all’avanguardia per dare forma al futuro delle industrie legate alla mobilità. Dopo aver rilasciato il “Micromobility’s 15,000-mile checkup “, McKinsey ha recentemente pubblicato un nuovo studio per evidenziare l’andamento del settore della micro-mobilità elettrica, prestando particolare attenzione al caso della città di Monaco 100 giorni dopo il lancio dei vari servizi di condivisione e-bike ed e-scooter.
Uno sviluppo che dipende dalla regolamentazione della micro-mobilità condivisa che, come abbiamo visto nei casi di Parigi e Torino, varia da paese a paese (se non da città a città). Città che dovranno trovare un compromesso tra la mobilità basata sull’auto e l’offerta di soluzioni di trasporto pubblico e micro-mobilità elettrica che rispettino le linee guida imposte dall’Unione Europea in tema cambiamento climatico.
Secondo McKinsey, il settore della micro-mobilità elettrica è riuscito ad attrarre molte aziende che hanno investito oltre 5,7 miliardi a partire dal 2015, scatenando un’espansione accelerata dimostrata anche dalla diffusione del fenomeno nel resto del mondo. La micro-mobilità elettrica sembra, inoltre, rendere felici gli utenti che ne fanno utilizzo, grazie al risparmio e alla libertà di viaggiare evitando gli ingorghi urbani.
Secondo gli autori del rapporto di McKinsey, la micro-mobilità elettrica ha ancora un potenziale di sviluppo molto elevato. In effetti, oltre un quarto della popolazione mondiale vive in città con oltre un milione di persone, e in molti di questi centri urbani la velocità dei veicoli raramente supera i 15 km / h, a causa del traffico urbano. Un’esperienza frustrante e stressante per cui la micro-mobilità offre una via di fuga che consente anche di risparmiare denaro ed evitare la caccia al parcheggio.
Nel tentativo di valutare con una certa precisione il potenziale di sviluppo della micro-mobilità elettrica nel breve termine, ovvero entro il 2030, McKinsey ha modellato il mercato della micro-mobilità condivisa suddividendolo in tre distinti scenari di utilizzo dei veicoli elettrici.
Nel primo scenario, la micro-mobilità condivisa rimarrebbe un fenomeno di nicchia utilizzato per le visite turistiche o per il tempo libero.
Nel secondo scenario, le persone adottano la micro-mobilità elettrica condivisa (monopattini elettrici e biciclette a pedalata assistita) per sostituire l’uso dell’auto per i loro spostamenti quotidiani in città.
Il terzo scenario, quasi utopistico, vede le città come principali investitori sulle infrastrutture di micro-mobilità, sia private che condivise.
IL CASO DI MONACO DI BAVIERA
Lo studio McKinsey si concentra, successivamente, sul caso di Monaco, una città in cui la mobilità basata sull’auto rappresenta tra il 50 e il 60% dei km percorsi, mentre l’eccellente sistema di trasporti pubblici riesce a sostenere il restante 40%.
L’introduzione di un’alternativa elettrica per 100 giorni ha visto una media di 5,5 viaggi al giorno, con una distanza di 2km per viaggio, percorsi da ognuno dei veicoli elettrici messi a disposizione da sei aziende fornitrici (Bird, Circ, Hive, Lime, Tier e Voi). Sulla base di questi valori, McKinsey ha stimato che circa 250 milioni di spostamenti in città (circa il 10%) avverranno tramite micro-mobilità elettrica entro il 2030, secondo il modello basato sul secondo scenario di utilizzo dei veicoli elettrici.
La chiave di questo successo (adattabile a tutti i paesi europei) risiede in una solida collaborazione tra enti di noleggio di biciclette elettriche e scooter sia pubblici che privati, oltre ad investimenti crescenti sulle infrastrutture ciclabili.