Crisi dell’economia, sconvolgimento delle abitudini di vita, socializzazione quasi azzerata: questi sono i cambiamenti e le negatività a cui siamo sottoposti a causa dall’emergenza Covid.
Ma non sono solo questi i cambiamenti che ha portato il Covid, sono cambiati anche i nostri bisogni e le nostre necessità.
Il bisogno di vivere in spazi confortevoli, contornati dal verde e dove non possono mancare svaghi e spazi di co-working.
Questo è ciò che è emerso un’indagine comparata di Arup svolta tra 5.000 cittadini di Milano, Berlino, Londra, Parigi e Madrid.
C’è un cambio di rotta importante nello stato d’animo delle persone che hanno vissuto il lockdown nelle grandi metropoli.
Per dare qualche numero come metro di considerazione, a Milano il 39% degli abitanti ha considerato di cambiare città nel primo lockdown e il 50% dei milanesi sono ora più propensi a lavorare da casa.
In generale, tutti gli intervistati hanno riconosciuto grandi miglioramenti della vivibilità nelle città grazie alla diminuzione del traffico e alla conseguente diminuzione dell’inquinamento atmosferico.
La ricerca, denominata Arup’s City Living Barometer, ha preso in considerazione diversi aspetti che rendono una città davvero vivibile e, tra questi, ha considerato un elemento importante di qualità della vita il fatto che le strutture essenziali siano raggiungibili a piedi o in bicicletta, in non più di 15 minuti dalla propria abitazione.
Secondo Arup gli elementi fondamentali che portano a una città vivibile in epoca post Covid sono: centri pedonali diffusi, piantumazione di più alberi, spazi pubblici di gioco per i più piccoli e di socialità per i più grandi, un mix di funzioni urbane e l’uso della tecnologia per costruire modelli digitali.
Non manca, inoltre, il desiderio di tornare a condividere un modello di “abitare in comunità” che si credeva ormai andato per perso.
Largo quindi alla condivisione di spazi e servizi, come il co-working di vicinato e lo sharing di quartiere.
«Ripensare i piani terra degli edifici per incrementare i fronti attivi in cui inserire servizi per la collettività. Introdurre negli edifici di nuova realizzazione spazi ad uso comune, da considerare come estensione della casa e in cui promuovere forme di co-working di vicinato, spazi di gioco e svago. E ancora, incentivare nei nuovi sviluppi urbani delle forme organizzate di comunità di quartiere, con luoghi dedicati, che aiutino a creare un maggior senso di identità (anche con app che promuovano la disponibilità di eventi, servizi, spazi e risorse disponibili)».
Sono queste le tre proposte di Stefano Recalcati, Associate Director di Arup Italia, durante la presentazione della ricerca.
Tutti questi elementi portano a un desiderio comune: avere spazi di qualità che mettano al centro i bisogni delle persone e la voglia di viversi la propria città in un modo differente, più profondo e sicuramente più green!