È uscito il nuovo rapporto Isnart con Legambiente, “Viaggiare con la bici 2023”, che fotografa una realtà assolutamente positiva e in crescita.
I viaggi in bici non sono più dedicati a una nicchia ma risultano essere un fenomeno sempre più importante del comparto turistico.
A testimonianza c’è l’aumento, più del doppio, del numero di ciclisti che dai circa 4 milioni del 2019 sono passati a più di 9 milioni.
Si tratta di turisti sia italiani che stranieri che scelgono l’Italia per la propria vacanza su due ruote, generando nelle diverse destinazioni ospitanti un impatto economico stimato in oltre 1 miliardo di euro.
Ci sono poi anche turisti che scelgono di utilizzare la bici per una parte della propria vacanza, generando comunque numeri importanti: si stimano siano stati quasi 24 milioni le presenze turistiche riconducibili a questa categoria, per una spesa sul territorio di quasi 3 miliardi di euro.
Che siano comunque riconducibili alla prima o alla seconda categoria, si sono registrate più di 33 milioni di presenze, per un impatto economico di oltre 4 miliardi per il 2022.
“L’aumento considerevole dei cicloturisti puri – ha riferito il presidente di Isnart Roberto Di Vincenzo – dimostra come sia cresciuta la maturità del settore perché questo tipo di cicloturista è quello che richiede servizi specifici per il mondo della bicicletta. Chi va in bicicletta per fare una passeggiata non ha una domanda molto forte di bike station o di ciclofficine. Il turista puro invece sì ed è quello che compra le bici, le rinnova, che è attento al mercato e che lo indirizza profondamente”.
Ma chi sono questi cicloturisti?
Secondo il rapporto, il cicloturista puro ha un’età media tra i 28 e i 57 anni (nel 71% dei casi) a cui si aggiunge una quota minoritaria di persone tra i 58 e i 72 anni (17,3%), caratterizzati da una maggiore capacità di spesa rispetto la fascia più giovane.
Un cicloturista su tre viaggia in coppia, uno su cinque da solo o con gli amici. Per l’alloggio si prediligono i bike hotel (28%), seguiti da agriturismi (11%) e camping (7%) attrezzati per le vacanze in bicicletta. I cicloturisti stranieri spendono tendenzialmente di più degli italiani, non solo (comprensibilmente) per le spese di viaggio (si parla di una differenza di 143 euro) ma anche per l’alloggio: in media 15 euro in più al giorno a persona.
Per quanto riguarda invece le zone più frequentate, il Veneto, il Trentino Alto Adige e la Toscana rimangono le regioni che richiamano più cicloturisti, da sole infatti hanno attratto il 47% del flussi cicloturistici del 2022, ma questo fenomeno sta prendendo piede in tutto il Paese.
Tra il 2019 e il 2022 infatti, la quota di cicloturisti che scelgono il Sud Italia è passata dal 7% al 17,4% ed è in crescita anche il Centro Italia passando dal 10,9% al 15,8%.
Per il Sud Italia, il cicloturismo rappresenta una importante occasione per un allungamento della stagionalità, per contrastare il fenomeno dell’overtourism e un importante volano di potenziale sviluppo in chiave turistica delle aree interne.
Un ulteriore segmento in forte espansione è il cicloturismo di alta gamma: una nicchia di cicloturisti ad elevate capacità di spesa che sta creando un’offerta caratterizzata da servizi personalizzati e ad alto valore aggiunto.
Questo è un turista che proviene dal mondo anglofono, viaggia in coppia o in gruppo e ha un’ età media tra i 50 e i 55 anni, di elevato profilo sociale e curioso di conoscere territori, tradizioni, cultura e enogastronomia locali, soprattutto in luoghi meno battuti dal turismo di massa.
È previsto un ulteriore crescita del mercato nel 2023 da 9 operatori specializzati su 10 che hanno poi visto crescere il proprio fatturato nell’ultimo triennio.
Il settore, quindi, ha enormi potenzialità di crescita ma è necessario dare risposte rapide e concrete, soprattutto in termini di infrastrutture.
Il rapport ha suggerito di battere molto sulla presenza di strade secondarie a bassa intensità di traffico, abbandonate dal traffico motorizzato, patrimonio di cui l’Italia è certamente ricca.
“L’Italia – ha spiegato Stefano Venneri, responsabile Turismo e Innovazione di Legambiente – è l’unico Paese in Europa che può vantare una rete di collegamento fatta di piccole arterie tra centri di alta attrazione turistica e che hanno il meglio del patrimonio paesaggistico, storico, naturalistico ed enogastronomico, un’offerta cicloturistica originale tipica italiana, capace di colmare il divario con quei paesi del centro Europa che possono contare da anni su una solida rete di ciclovie dedicate. Ben venga dunque investire nel Sistema delle ciclovie turistiche di interesse nazionale, ma basarsi solo su quello significa tempi troppo lunghi rispetto alla velocità di crescita del comparto”.
Riportare quindi in vita queste infrastrutture inutilizzate, significa migliorare la connettività rurale, rigenerare i territori, restituite vita in aree lontane e stimolare le economie locali.
Queste infrastrutture possono essere utilizzate con investimenti limitati nei tempi e nei costi e si possono sostanzialmente riassumere in: segnaletica, servizi specifici dai bike hotel, noleggio e ciclofficine.
Di grande importanza è anche la realizzazione di colonnine di ricarica delle ebike, mezzo sempre più importante che ha aperto questo tipo di viaggi a tutti, anche alle persone meno allenate.
I dati di Ancma hanno poi confermato la tendenza positiva del settore e-bike: se in mercato delle bici ha registrato un -10% di pezzi venduti, quello delle ebike è schizzato a +14%.
Come scrive anche il Rapporto, “un’occasione sicuramente importante e da non lasciarsi sfuggire, anche in termini di adeguamento infrastrutturale del Paese, a cominciare dalla disponibilità di una rete di colonnine di ricarica, è offerta dal Pnrr che, nell’ambito di più missioni, ha destinato cospicue risorse finanziarie ad investimenti che al cicloturismo più o meno direttamente si riconducono”.