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Cycling Strategy: il nuovo piano UE

Il Parlamento Europeo ha approvato la “Cycling Strategy” invitando gli Stati membri ad aumentare gli investimenti nella costruzione di infrastrutture ciclabili e sostenere le politiche industriali per l’intero settore.

A promuovere il piano è l’eurodeputata francese Karima Delli, presidente della commissione Trasporti e turismo del Parlamento europeo, la quale ritiene che la strategia “trasformerà la bicicletta in un vero e proprio mezzo di trasporto quotidiano, allo stesso livello dell’auto o della metropolitana. La bicicletta non è solo parte del tempo libero e dello sport, ma diventa un mezzo di trasporto a sé stante, da rendere accessibile a tutti”.

Questo documento è un piano di intenti composto da 18 punti che parte quindi da un concetto fondamentale: la bicicletta deve essere riconosciuta come mezzo di trasporto sostenibile e produttivo.

A tale proposito, è necessario incentivare il settore attraverso una strategia europea volta a raddoppiare, entro il 2030, il numero di chilometri percorsi in bicicletta in Europa.

Un obiettivo molto ambizioso, supportato da azioni concrete.

Fondamentale sarà lo sviluppo di “Cyrcle highways” per migliorare la connettività tra aree suburbane e centri urbani, favorendo così la sinergia tra ciclabilità e altri messi di trasporto, come ad esempio più spazzi per le bici sui treni o incremento di parcheggi presso stazioni e centri di mobilità.

Il piano punta molto anche sullo sviluppo dell’industria europea a due ruote, invitando gli Stati a sostenere la produzione di bici e componenti “Made in Europe”, colmando il divario di investimenti e stimolando la competitività dell’industria UE.

Anche qui si prevedono azioni concrete volte a promuovere il reshoring e la sicurezza della filiera, incentivando posti di lavoro, creazione di poli ciclistici e migliorando la formazione professionale.

La Bike Industry in Europa è un comparto produttivo estremamente importante: secondo i dati Eurostat, infatti, l’Europa ha prodotto 13.5 milioni di pezzi con un aumento dell11% rispetto l’anno prima.

Merito anche del reshoring, della tendenza delle aziende a riportare in Europa la catena produttiva per superare le difficoltà della supply chain.

“Il riconoscimento da parte del Parlamento Europeo del valore dell’industria bici nel tessuto economico, manifatturiero e tecnologico del nostro continente è un segnale forte perché il Parlamento chiede alla Commissione di lavorare ad una strategia inter istituzionale. Questa risoluzione tocca temi molto concreti, messaggi chiave che riflettono tutti i punti cardine delle nostre richieste avanzate a Bruxelles nel corso degli anni, incluso l’invito alla Commissione Europea e gli Stati Membri a sostenere la produzione di bici e componenti Made in Europe attraverso una politica industriale guidata e coordinata dall’UE con finanziamenti ad hoc e incentivi fiscali, come la riduzione dell’iva, per esempio”, ha affermato Manuel Marsilio, general manager della Confederazione dell’industria ciclistica europea (Conebi).

Punto centrale della strategia è la sollecitazione ai Paesi membri per la riduzione dell’Iva sulle Biciclette. Attualmente la misura è stata adottata solo in Portogallo che, da gennaio, ha tagliato la tassa portandola dal 23% al 6%.

Ridurre l’imposta sul valore aggiunto non solo per gli acquisti di biciclette, ma anche per il noleggio e la riparazione darebbe una spinta importante a tutto il settore.

Ora sta alla Commissione Europea e agli Stati membri dialogare con il Parlamento in questa direzione – ha aggiunto Marsilio – sono molti i dossier regolatori su cui Conebi chiede decisioni ponderate, come ad esempio sulla classificazione normativa delle e-bike o sul follow-up legislativo legato allo sviluppo delle future batterie, solo per citarne alcuni”.

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